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22 marzo 2011

Come arrivare a premio nei tornei VI

La posizione al tavolo




Per posizione al tavolo si intende dove ci sediamo rispetto al grande e al piccolo buio. Essa riveste grande importanza nel gioco del poker in quanto si fonda sul concetto che
chi è ultimo a parlare in un colpo è sempre favorito rispetto agli altri giocatori poiché ha accumulato una quantità di informazioni maggiore.

Prima di procedere è necessario dare una definizione ad alcune posizioni che potremo occupare al tavolo.

Big Blind (BB): Giocatore che deve, per gioco, puntare il grande buio.

Small Blind (SB): È il giocatore che si trova, in senso antiorario, prima del BB e che deve puntare un importo pari a metà del grande buio.

Under The Gun (UTG): Giocatore che si trova, in senso orario, subito dopo del BB.

Dealer: Giocatore che si trova, in senso antiorario, prima dello SB.

Cut-Off (CO): Giocatore che si trova, sempre rispettando il senso antiorario, prima del Dealer.

Middle Position: Giocatori che si trovano tra la posizione di UTG+1 (giocatore che parla subito dopo dell’UTG) e di Cut-Off .

Se si considera la fase preflop, la posizione peggiore che si può occupare è l’UTG, in quanto saremo i primi a dover parlare e saremo quindi esposti a rilanci.

È fortemente sconsigliato entrare in gioco da questa posizione a meno di monster hand, che vanno comunque protette con giusti rilanci.

Altra posizione davvero scomoda è lo SB, in quanto, nelle fasi successive al preflop, si sarebbe sempre primi a parlare.

Se ne deduce che il ragionamento da fare è più o meno simile a quello fatto per l’UTG.

Spesso e volentieri, i giocatori in SB sottovalutano queste considerazioni e, vedendo che prima di loro ci sono stati solo call, tendono a callare anch’essi, pensando di dover rimettere solo metà del BB (poiché l’altra metà è stata già messa). Questo ragionamento è errato sia per i motivi sopra esposti, sia perché saremo preda facile degli squeeze.

Lo squeeze è un’azione che coincide con un raise di grossa entità, e che viene spesso portata avanti dal BB per rubare un piatto uncontested (incontrastato), quando i giocatori prima di lui hanno solo callato.

Quindi da Small Blind conviene giocare solo con ottime mani, a meno che nessuno sia entrato in gioco prima di noi. In tal caso si potrà rubare il grande buio con un grosso raise.

La posizione di Big Blind, come abbiamo già delineato, è ottima in fase preflop, in quanto si è ultimi a parlare. Nelle fasi successive al preflop perde di importanza in quanto si è secondi a parlare e, se lo SB ha foldato, come accadrà nella maggior parte dei casi, si sarà primi a parlare, il che, nel poker, è sempre un grosso svantaggio.

Arriviamo ora alla posizione più amata dai giocatori di poker, ossia il Bottone (in inglese, Dealer).

Questa posizione è tanto amata poiché in fase preflop è tra le ultime a parlare (spesso tenterà di rubare piccolo e grande buio) e nelle fasi successive al preflop sarà sempre l’ultima a dover parlare. Il nostro gioco in questa posizione potrà quindi essere più aggressivo.

Ovviamente le considerazioni finora fatte valgono per un tavolo con molti giocatori (da 6 a 10). Se ci trovassimo, per esempio in un tavolo a 3 giocatori, la posizione di UTG coinciderebbe con il dealer, mentre in un tavolo da 4 giocatori, il dealer coinciderebbe con la posizione di UTG+1.

Paolo Merenda

Parte: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9

Come arrivare a premio nei tornei V

L'importanza del raise e delle size



Il raise (dall’inglese to raise, rilanciare) è una delle armi più potenti delle quali si serve il giocatore di poker.

Rilanciare non è mai fuori luogo, né quando si possiede una mano debole né quando si possiede una mano super forte.

Sono vari i motivi che ci spingeranno a rilanciare: vedere qual è la nostra posizione all’interno del colpo (ossia valutare se siamo vincenti o perdenti o se c’è margine di bluff allo stato attuale del colpo stesso), proteggere il nostro punto, cercare di estrarre valore da una mano, cercare di perdere il minor numero di chip nel colpo o anche tentare un bluff.

L’errore più comune commesso dal giocatore di poker è quello di non difendere la propria mano, ceckando nel tentativo di indurre il proprio avversario in bluff.

Il problema di non rilanciare in questo tipo di situazione è che si regalano carte gratis con le quali il nostro avversario potrebbe chiudere un punto superiore al nostro.

Rilanciando, invece, scoraggeremo il nostro opponent a seguirci nel colpo e, nel caso chiamasse, avremo comunque aumentato il piatto che nella maggior parte dei casi sarà nostro.

Altra cosa da tenere bene a mente è che il raise deve avere una certa importanza affinché incuta un minimo di timore negli altri giocatori.

Vediamo quindi di delineare delle regole per le size (dimensioni) dei nostri raise.

Per la fase preflop la regola è di rilanciare 2,5 – 3 volte l’importo del Big Blind, e si aggiunge 1 Big Blind per ogni giocatore che è entrato nel colpo prima di noi.

Facciamo un esempio: Big Blind 100, prima di noi entrano in gioco due player e noi decidiamo di raisare. Un buon importo potrebbe essere 3 x 100 + 2 x 100, ossia 500 chip; ma anche 2,5 x 100 + 2 x 100 ossia 450 chip.

Sul flop di solito la size da puntare equivale a metà piatto, mentre sul turn si consiglia di puntare piatto.

Ovviamente queste sono regole da seguire cercando comunque di adattarle allo svolgersi del gioco.

Se per esempio ci trovassimo sul flop 3/5 di colore e abbiamo un buon punto in mano, lo potremo proteggere puntando un importo pari al piatto.

Come al solito, è consigliabile cerare di mantenere una certa imprevedibilità nelle size dei nostri raise, variando di tanto in tanto gli importi partendo dalle regole base sopra enunciate.

Un’ultima considerazione va fatta sul raise all in, ossia l’azione con la quale mettiamo tutte le nostre chip nel piatto. In genere sconsiglio questa mossa e vi spiego il perché.

Se decidessimo di andare all in preflop, ci chiamerebbe nella maggior parte dei casi chi ha una mano forte o una mano che gioca bene contro mani forti (es: suited connectors). Pushare (andare all in) preflop equivale ad affidare la nostra vittoria al solo fattore fortuna piuttosto che alla nostra bravura, e questa situazione è assolutamente da evitare. Pushare in ogni fase di gioco, invece, ci pone di fronte a due rischi, verremo infatti chiamati solo da chi ha una mano migliore della nostra e, se non venissimo chiamati, avremo guadagnato i minimi nel colpo.

Paolo Merenda

Parte: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9

Come arrivare a premio nei tornei IV

Il bluff



Il bluff (dall’inglese to bluff, ingannare) è un’azione molto diffusa nel poker ed è, all’atto pratico, la mossa con la quale simuliamo un punto superiore di quello posseduto dal nostro avversario.

Saper bluffare è una cosa che solo in pochi riescono a fare, o meglio che solo i campioni sanno fare in maniera continuativa.

Mi spiego, è probabile che un giocatore principiante riesca a bluffarvi una mano, ma a lungo termine bluffare gli costerà parecchio.

Quindi il bluff è un’arma a doppio taglio, se da una parte potrà aiutarvi in situazioni sconvenienti, dall’altra potrebbe farvi perdere molti soldi.

Per cominciare a bluffare occorre grossa esperienza. Ricordatevi che quando giocate una mano in realtà state raccontando una storia; ogni vostra azione nella mano in corso: raise, check, call, reraise, partendo dal preflop, fino ad arrivare all’ultima fase della mano, sono elementi di questa storia. Più renderete la vostra storia credibile, più il vostro bluff sarà credibile.

Un consiglio che mi sento di darvi è cercare di memorizzare come giocate quando avete un bel punto in mano e riproporre la stessa giocata quando avete il nulla cosmico.

Tenete bene a mente, quando volete avventurarvi in un bluff, che non dovete condurre per forza il colpo fino all’ultimo. Chi sa bluffare sa anche riconoscere quando l’avversario ha un punto forte e quindi foldare, comprendendo che il suo bluff non ha più margine di successo.

Altra cosa da stampare nella nostra testa è di non bluffare mai contro giocatori inesperti. Questo, come ricordato in un precedente articolo, perché il giocatore alle prime armi ha la tendenza a chiamare sempre le vostre puntate poiché inconsapevole della sua posizione nella mano stessa.

Infine ricordatevi che, se bluffate spesso, non sarete più creduti dai vostri avversari e quindi i vostri bluff non andranno a buon termine. Se vi rendete conto di essere in questa situazione c’è però una soluzione, ossia cambiare di colpo il vostro stile di gioco ed entrare nelle mani solo quando avete un punto forte; i vostri avversari vi crederanno in bluff e chiameranno le vostre puntate seguendo questa convinzione.

Paolo Merenda

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11 marzo 2011

Come arrivare a premio nei tornei III

L'immagine al tavolo da gioco



Una delle prime cose da tenere a mente quando ci si siede a un tavolo da gioco sia esso live che online è quale sia la nostra immagine al suo interno, ossia come gli altri giocatori interpretano il nostro gioco.

Fondamentalmente esistono quatto categorie di giocatori:

  • Loose Aggressive: giocatore che entra spesso e volentieri nelle varie mani con un range di carte molto ampio e che spesso è uso ad aprire il gioco con raise strampalati.
  • Rock: giocatore che entra in gioco solo con mani molto forti, quali le monster hands (AA, KK, QQ, JJ, AK), e quindi giocherà ben poche mani.
  • Weak Tight: giocatore molto attento ma fifone, sul quale è molto facile bluffare.
  • Tight Aggressive: giocano solo determinate mani, ma quando entrano in gioco riescono ad imporsi sull’avversario portando quasi sempre a casa il piatto e nel caso ciò non avvenisse riescono a limitare al massimo le perdite. I più bravi giocatori di poker appartengono a questa categoria.
Una volta individuata la categoria di giocatore nella quale i nostri avversari ci inquadrano, il nostro gioco risulterà più facile.

Se per esempio ci dovessero ritenere Rock, e quindi fino a quel momento avremo giocato pochissime mani, ci potremo lasciar andare a raise (una tantum) con qualsiasi range di carte. Difficilmente verremo chiamati e, nel caso ci fosse un reraise, foldare non stonerà con la nostra immagine al tavolo.

In sintesi, cerchiamo da subito di capire la nostra immagine al tavolo, dopodiché manteniamo sempre vario il nostro gioco e ricordiamo che meno volte arriveremo allo showdown (momento in cui vengono mostrate le carte coperte), meno informazioni i nostri avversari avranno di noi.

Parallelamente all’individuazione della nostra immagine al tavolo, dovremo imparare a capire quali tipologie di giocatori abbiamo davanti.

Per fare ciò l’unica soluzione è prestare attenzione al gioco dei nostri avversari, nelle varie fasi di una mano ed in particolar modo allo showdown.

Tenete conto che lo stile di gioco di ogni giocatore tende a rimanere quasi invariato a lungo termine, per cui studiando il suo comportamento in diverse mani si potrà stilare il suo profilo di gioco.

Una volta elaborato il profilo descrittivo dello stile di gioco di un determinato player è bene tenerlo a mente.

Nel gioco online le poker room ci vengono incontro permettendoci di scrivere delle note per ogni giocatore che incontreremo.

Le note, una volta scritte, rimarranno permanentemente memorizzate e saremo quindi in grado di consultarle ogni volta che reincontreremo quel giocatore al nostro tavolo, dandoci inoltre la possibilità di tenerle aggiornate sempre e comunque.

Ne risulta che le note nel gioco online rappresentano un’insostituibile risorsa e spesso ci aiuteranno a valutare mani complicate e a portare a casa più piatti di quanti ne avremo vinti senza.

Vediamo ora come giocare contro le varie categorie di giocatori sopra elencati.

Il tipo di giocatore contro il quale è sicuramente semplice giocare è il weak tight player, al quale potremo vincere parecchi piatti, giocando in maniera aggressiva.

Contro i rock player è invece sconsigliabile giocare a meno di non avere a propria volta una monster hand. Contro tali giocatori sarà possibile in ogni caso rubare i bui raisando; la maggior parte delle volte folderanno e quando avranno una monster hand state sicuri che vi controrilanceranno. In tal caso potrete uscire serenamente dal gioco, poiché coi bui che gli avete rubato precedentemente siete ancora in attivo.

La strategia di gioco da utilizzare contro i loose aggressive player è quella del raise/reraise cercando di non attirarli mai in “trappole” ma bensì di escluderli dalla mano in corso. Estremizzazione negativa di questa categoria sono i “donk” (asini) ossia i giocatori più inesperti. I donk sono quei giocatori che si uccidono da soli, ossia dei veri e propri “kamikaze” del tavolo verde. Quando avete un punto discreto in mano lasciate il gioco in mano a loro, vedrete che non risparmieranno raise insensati regalandovi un buon numero di chip. Tentare un bluff contro questo tipo di giocatori non è consigliabile in quanto non avrebbe effetto; vi chiamerebbero puntate di qualsivoglia importo pur avendo un punto basso o un progetto assai improbabile da realizzare. Non lamentatevi mai di avere un “donk” al vostro tavolo, poiché a lungo termine sono loro quelli che fanno la fortuna dei bravi giocatori di poker.

La categoria contro la quale è davvero difficile giocare sono i giocatori tight aggressive, poiché possiedono tutte le skill (abilità) che un giocatore deve avere e sanno come bluffare in qualsiasi mano. Scontratevi contro di loro solo se avete ottime carte o se avete un bel punto sul board (dalla doppia coppia in su) , questo fino a quando non avrete acquisito l’esperienza necessaria.

Paolo Merenda

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8 marzo 2011

Come arrivare a premio nei tornei II

Il fattore psicologico



I tornei, come detto nella prima parte di questa serie di articoli, hanno una struttura che implica una variazione dei livelli abbastanza lenta.

Questo impone che la durata media dei tornei online sia di circa 2-6 ore mentre per i tornei live di alcuni giorni.

Ne emerge che il fattore psicologico al tavolo, sia esso virtuale o reale, è di rilevante importanza.

La virtù principale da avere al tavolo da gioco è la Pazienza. Questo comporta che non dovremo adirarci per il fatto di non aver ancora ricevuto delle mani buone forzando il nostro ingresso nel gioco.

Nel precedente articolo ho spiegato anche che nei primi livelli di un torneo, i giocatori che faranno più action sono quelli più inesperti ed il mio consiglio è stato di evitare lo scontro diretto con loro a meno di monster hands, quindi avevamo già anticipato implicitamente l’elemento pazienza.

Qualche volta vi capiterà di perdere un piatto e il vostro avversario vi mostrerà di non avere nulla in mano avendo bluffato un punto superiore a quello che avete voi, o vedrete che lo stesso giocatore vi ruba spesso i bui, o i piatti.

Per mia esperienza personale, posso consigliarvi vivamente di non prendere mai in “antipatia” un giocatore al tavolo che vi ha outplayato (buttato fuori dalla mano in corso), poiché nelle mani successive ricercherete di certo il confronto con lui e la poca lucidità non vi porterà di certo ad esiti positivi.

Perdere la pazienza, in gergo pokeristico “andare in tilt” (non per altro una delle più grandi poker room online si chiama FullTilt), sarà la maggiore causa delle vostre eliminazioni dai tornei.

Altra cosa da evitare in un torneo di poker è la stanchezza. Se vi sentite stanchi, non iscrivetevi proprio ad un torneo e se la stanchezza si fa sentire durante un torneo, prendetevi un buon caffè.

Il poker è un gioco molto cerebrale e richiede per questo massima lucidità. Ogni mano richiede svariati ragionamenti per essere valutata e spesse volte dovremo fare affidamento sulla nostra memoria nel tentativo di confrontare l’attuale mano con una similare che si è giocata in passato.

Inoltre ogni mano va valutata durante tutta la sua intera linea cronologica, partendo dall’azione preflop e valutando tutte le azioni intermedie fino all’ultima svoltasi. Minori saranno le distrazioni esterne, maggiore attenzione avremo avuto sulla mano e, più in generale, sullo stile di gioco dei nostri avversari.

Più saranno le informazioni che avremo raccolto su una determinata mano/giocatore, maggiore sarà la possibilità di assicurarci il piatto o comunque di perdere i minimi, e ricordate che per una volta che avete foldato mentre il vostro avversario era in bluff, la maggior parte delle volte folderete stando sotto.

Ne risulta che alcune volte è meglio foldare una mano in cui non vi sentite sicuri aspettando mani in cui potremo giocare al meglio e riprenderci con gli interessi le chip perse.

Paolo Merenda

Parte: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9

Come arrivare a premio nei tornei I

Questo è il primo di una serie di 9 articoli (piacevolmente ricchi di dettagli tecnici) che offrono un valido aiuto per capire in modo semplice e chiaro come sono strutturati i tornei. Inoltre, fornisce una linea guida molto interessante che aiuta il giocatore alle prime armi a stabilire una strategia di base concreta per giocare un torneo di poker. Mi sono permessa di rielaborare gli articoli per soddisfare alcune necessità personali. Alla fine di ogni post è disponibile il collegamento al sito dell'autore.

Struttura dei tornei

Il torneo è una delle categorie del poker nella quale il fattore fortuna è abbastanza ridotto e quindi alla lunga vengono alla luce le skill (abilità) del giocatore.

La struttura dei tornei prevede un avanzamento dei bui, puntate minime obbligatorie, abbastanza lento.

Di solito si parte da bui 10/20, poi 15/30, 20/40 e via dicendo, con uno stack variabile da 1500 a 2000 chip.

Analizzando la struttura se ne deduce quasi immediatamente che giocare i primi livelli non comporterà una grande variazione del nostro stack, anzi succede spesso che giocando questi livelli si perderà prematuramente.

Perché?

Facciamo un esempio pratico:

Bui 10/20, vi trovate in mano AQ (ipotizziamo che non sia importante la vostra posizione al tavolo). Con questa mano di solito si fa raise, il raise standard prevede di mettere 3 volte il grande buio ossia 3 x 20 = 60 chip. Vi accorgerete che molti vi chiameranno, questo perché l’importo da voi puntato rispetto allo stack avversario è molto basso.

Ricordatevi che più giocatori entrano in una mano, più il vostro punto perde valore, quindi cercate sempre di giocare il board (tavolo) con il minor numero di giocatori possibile.

Minore dunque sarà il numero di giocatori che entrano in una mano e maggiore sarà la vostra possibilità di vincere la mano stessa.

Alcuni giocatori dicono di non giocare proprio i primi livelli di un torneo, il mio consiglio è quello di giocarli con le seguenti mani nel modo che ora vi descriverò:

AA, KK, QQ, JJ, TT, 99, 88, AK, AQ, AJ, AT, A9, KQ –> raise cospicuo preflop, consiglio 5-6 BB (Big Blind), e poi rivalutate sul flop (nel caso di AA, KK, QQ spingete forte anche sul flop)

77,66,55,44,33,22–> limp (call preflop) nella speranza di settare (fare tris sul flop). Si ricordi che le possibilità di set sul flop sono 1/7 ossia del 14%. Se non si setta sconsiglio nel 90% dei casi un’azione forte.

Suited connectors (carte a colore buone anche per progetti di scala, tipo 67, 78, 9T ovviamente dello stesso colore) –> limp preflop e rivalutazione al flop. Consiglio: Nella remota possibilità che al flop abbiate 4/5 di colore e scala bilaterale (scala che si può chiudere sia a monte, sia a valle, es: 7 8 9 T permettono la scala sia con J che con 6) sentitevi liberi di chiamare un all in.

Altro fattore che dovete prendere in considerazione è che nei primi livelli saranno i giocatori scarsi a farsi avanti spesso anche con push (raise all in preflop) no sense, ossia con un range di carte molto ampio che spesso non comprende le mani sopra elencate, sperando di rubare i bui uncontested ossia senza che nessuno chiami il loro raise. Cercate di capire subito chi tra i vostri opponent possa avvicinarsi a questa descrizione e chiamate i suoi all in solo con premium hands (AA, KK, QQ, JJ,AK e, se ve la sentite, con AQ).

La cosa che il giocatore inesperto non sa e che nel lungo termine vi darà una marcia in più (qualche volta vi capiterà che vi scoppino AA con 84 in push preflop ma la maggior parte delle volte vincerete) è che pushare ai primi livelli non ha senso poiché nella maggior parte dei casi prenderà solo il BB (Big Blind) e lo SB (Small Blind), che, nel caso di livello 10/20 ammonta a 10 + 20 = 30 chip, quindi si è messo in una posizione a forte rischio per guadagnare una miseria di 30 chip, cosa che non lo porterà di certo ad un vantaggio in termini di stack rispetto agli avversari.

Notate differenza tra 2000 e 2030 chip? Io no e vi spiego il perché con un esempio pratico:

Nessun giocatore è entrato ancora nella mano, il nostro amico con 2030 chip pusha all in e viene chiamato da un solo avversario con 2000 chip, il quale si aggiudica la mano. Il nostro amico si ritrova con sole 30 chip, quindi, a meno di una serie quasi interminabile di colpi di fortuna, è fuori dal torneo.

La regola generale nei tornei è che il vostro grado di aggressività nel gioco aumenterà proporzionalmente al variare dei bui. Questo comporterà che più alti sono i bui più la nostra mano assume un valore maggiore e pushare per fare blind steal (rubare i bui) sarà una mossa molto utile e maggiore sarà la sua efficacia se saremo in pozione al tavolo, ma questo è un argomento che ho omesso apposta di trattare poiché è molto importante e necessita di un’analisi più approfondita.

Facciamo un esempio:

Bui 300/600, la nostra mano è KT, tralasciando il discorso della posizione facciamo un raise x3 che ammonta a 1800 chip. Ne segue che se lo stack medio dei nostri avversari è di circa 10000, solo chi ha una mano veramente forte entrerà nel gioco, in quanto dovrà investire 1/5 del suo stack solo per vedere il flop e sa che al 90% noi non molleremo il colpo nemmeno sul flop, quindi si pone nell’ordine di idee che chiamando preflop dovrà investire ben più di 1/5 del suo stack.

Stiamo dunque rappresentando una mano forte, ed il nostro avversario non sa quanto forte essa davvero sia, quindi riusciremo a far foldare mani anche più forti della nostra.

Inoltre rilanciando prendiamo un grosso vantaggio, nel senso che la maggior parte delle volte riusciremo a rubare il piatto sia pre che sul flop e nel caso il nostro avversario abbia una mano più forte della nostra farà sicuramente un reraise (contro rilancio) preflop che ci darà informazioni sulla mano da egli posseduta.

Paolo Merenda

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